19 Marzo 2024
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Violenza domestica ai tempi del Covid: a Massa-Carrara due mesi di silenzio, poi BOOM di segnalazioni

17-03-2021 10:46 - Attività diverse
MASSA-CARRARA – Tra le vittime del Coronavirus, ce ne sono alcune che non si leggono nei bollettini giornalieri. Sono quelle donne che, ben prima dello scoppio della pandemia, vivevano già il loro dramma personale. Un dramma che si è amplificato, da quando sono state costrette a vivere 24 ore su 24 con il loro uomo violento. Per due mesi, tuttavia, sono rimaste in silenzio, rinunciando ad alzare la cornetta per la paura di essere ascoltate dalla stanza accanto. Poi, una volta terminato il lockdown, il loro grido di aiuto è tornato a farsi sentire. “A Massa-Carrara – spiega Francesca Rivieri del centro Duna di Massa – si è registrata un’importante impennata di accessi ai centri antiviolenza subito dopo il lockdown. Basti pensare che su 110 donne che abbiamo accolto durante il 2020, 61 ci hanno contattato nel mese di luglio.
“Durante il lockdown – continua Rivieri – avevamo attivato diversi percorsi di sostegno telefonico. Nelle prime settimane non ricevevamo chiamate, probabilmente le donne avevano difficoltà anche a fare una semplice telefonata, avendo il proprio marito o compagno in casa. Abbiamo quindi attivato una campagna di sensibilizzazione, suggerendo alle donne di chiamare mentre uscivano a buttare la spazzatura, oppure al supermercato”.Situazione pressoché uguale al Cif (Centro Italiano Femminile) di Carrara, come racconta Francesca Menconi: “Sì, c’è stato un mese e mezzo di silenzio, ma in realtà la violenza non si è mai fermata. Per qualche settimana non sono arrivate telefonate, né denunce alle forze dell’ordine. In quel periodo l’assistenza al pubblico del nostro centro era stata interrotta e ci siamo adattati con sistemi alternativi, come piattaforme e videochiamate. Soluzioni che abbiamo mantenuto anche quando, intorno a maggio, siamo tornati a fare colloqui in presenza.
E’ in quelle settimane che abbiamo assistito a una vera esplosione di accessi.
E’ una situazione, quella della provincia apuana, che in parte rispecchia quanto accaduto a livello nazionale. la criminologa di Forte dei Marmi Anna Vagli, ha dato una spiegazione, “La pandemia ha esposto le donne a un maggior rischio innanzitutto a causa del cosiddetto “effetto weekend”, cioè la presenza costante del partner a casa che quindi ha più tempo per fare violenza sulla donna. In sostanza, è aumentata l’esposizione al rischio. Poi ci sono studi psicologici che spiegano come il lockdown abbia inciso aggravando i disturbi della personalità, amplificando problematiche come la depressione e la frustrazione di alcuni uomini”.
“Tante donne sono afflitte da vergogna: ammettere a se stesse di essere vittime diventa qualcosa di insopportabile. Poi c’è il timore che una denuncia, una volta fatta, venga archiviata. In quel caso, la donna continuerebbe ad abitare con la stessa persona che ha denunciato e il rischio di violenza aumenterebbe”. E infine, il paradosso legato al senso di colpa. “I mariti violenti sono bravi ad innescarlo, e far sentire le loro vittime inadatte e colpevoli”.“Il primo passo per uscirne – suggerisce la criminologa – è smettere di vergognarsi.
La violenza di genere è trasversale, colpisce tutti a prescindere da cultura e posizione lavorativa, e capita alla manager in carriera come alla casalinga. Superata la vergogna, il silenzio va rotto, specialmente quando ci sono di mezzo i figli. Un bambino che vede il padre picchiare la madre tenderà ad emularlo in futuro. E una bambina che assiste a una mamma picchiata, un giorno considererà normale che capiti a lei. I figli sono vittime di riflesso di quel tipo di violenza. Vanno protetti”


Fonte: https://www.voceapuana.com/attualita/2021/03/16/violenza-domestica-ai-tempi-del-covid-a-massa-carrara-due-mesi-di-silenzio-poi-boom-di-segnalazioni/39903/?fbclid=IwAR2m1IfU1FEWpE_BWcuQx3i_xBSevfypNU747CQmCLcNXeWICC88BG6jzNY

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